"writing about music is like dancing about architecture"

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A blog by The Hypnotoad

giovedì 14 maggio 2015

High Fidelity: Opeth

Si è conclusa #Deliverance, la retrospettiva sugli svedesi Opeth di Bufo Hypnoticus: come ormai tradizione, il corollario è una classifica ad alta fedeltà per la band! Ecco quindi i 5 dischi fondamentali per conoscere la band e imparare ad essere brutti, sporchi e cattivi come loro!

5. Morningrise, 1996
Al quinto posto troviamo il secondo album della band: è la testimonianza migliore dell'inizio degli Opeth: probabilmente i puristi penseranno che la testimonianza migliore dell'inizio sia l'inizio stesso, ovvero Orchid, del 1995, ma trovo che in Morningrise la potenzialità futura degli Opeth sia più chiara per tutti. Sull'album si va oltre il black metal sporco e malvagio del primo disco, con trame sonore degne del miglior prog a cui Akerfeldt non ha mai negato di ispirarsi, atmosfere malinconiche ma comunque ancora tanta cattiveria.



4. Deliverance e Damnation, 2002 e 2003
Per il quarto posto ho scelto la coppia di gemelli registrati dagli Opeth nel 2002 e pubblicati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, non tanto per volontà della band quanto per indicazione della casa discografica, poco disposta a rischiare la pubblicazione di un doppio album, men che meno con due metà così diverse tra loro: tanto oscuro e cattivo Deliverance quanto dolce e malinconico Damnation: entrambi sono stati registrati e prodotti assieme a Steven Wilson, e per quanto l'ispirazione che ha portato si senta, è chiaro che la farina è tutta del sacco del solito Akerfeldt.





3. Watershed, 2008
Più ci si avvicina alla cima e più diventa difficile scegliere: ma Watershed è decisamente un traguardo per la band, decisamente uno spartiacque come quello evocato nel titolo. Per ora resta l'ultimo disco "metal" della band, e contiene alcune delle cose più spettrali ed evocative di tutta la loro carriera, pesanti o meno. Inoltre, è il primo disco registrato con Martin Axenrot ai tamburi, e Axenrot è un batterista decisamente più interessante di Lopez; è anche il primo senza Peter Lindgren, che viene sostituito da Frederik Akesson, causando un putiferio tra i fan ma assicurando tessuti chitarristici decisamente più ispirati.




2. Pale Communion, 2014



1. Blackwater Park, 2001
Blackwater Park è il capolavoro riconosciuto degli Opeth, il disco che li ha consacrati al successo internazionale, nonchè il loro disco più bello (anche se i veri metallari hurr durr diranno che siccome c'è STIBBENUILZON non è un bel disco). In Blackwater Park si coglie appieno l'atmosfera glaciale che caratterizza da sempre gli Opeth, distillata e cristallina come non mai. Nel frattempo della formazione di Blackwater Park sono rimasti solo il leader Akerfeldt e il bassista Martin Mendez: chissà quali mirabolanti prodezze produrranno i Nostri in futuro...



2 commenti:

  1. Ottima analisi e ottima retrospettiva.
    Nella personale classifica incisa nel mio cuore avrei messo "My Arms, Your Hearse" al primo posto e "Ghost Reveries" al secondo tralasciando completamente le nuove produzioni. Sarà una visione da metallaro con i paraocchi ma per noi che abbiamo sempre visto gli Opeth come RABBIA (più che sofferenza e melanconia) un disco come "Pale Communion" è più una resa che una vera scelta artistica. E te lo dico dopo aver visto un intero loro concerto PROG, senza un filo di growl, e aver pianto solo con "Credence".

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  2. ti dirò: comprendo il tuo punto di vista e ti do ragione per quello che riguarda la rabbia, ma non vedo PC come resa, solo come cambiamento. E in realtà lasciare fuori Ghost Reveries mi è costato molto, era in gara con Watershed per il terzo posto: però, come ho scritto, preferisco Akesson e Axenrot a Lindgren e Lopez, quindi...

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