A conclusione della rubrica #Limelight sulla mia pagina facebook Bufo Hypnoticus [ex All Along the Watchtower], ecco la mia lista ad alta fedeltà dei migliori dischi dei Rush, quelli che non possono mancare nella collezione di un vero appassionato o quelli da cui potreste partire per conoscere e amare questa band canadese.
[nota: è stato DAVVERO difficile sceglierne solo 5]
[nota: è stato DAVVERO difficile sceglierne solo 5]
5. 2112, 1976
Questo non poteva mancare: è il disco forse più famoso dei Rush, ma soprattutto è il disco che li ha lanciati nell'Olimpo del progressive e della musica mondiale. Oltre alla straordinaria suite eponima che occupa tutto il lato A del vinile, ci sono anche i capolavori "A Passage to Bangkok", "The Twilight Zone" e "Something for Nothing".
4. Power Windows, 1985
Forse il più anomalo dei cinque, in quanto appartiene alla famigerata fase synth degli anni '80, Power Windows è uno dei dischi migliori dei Rush per svariati motivi: dai testi di Peart ("Grand Designs", "Middletown Dreams") alle avvolgenti tastiere (molto meno ingenue che sui dischi passati) di Lee e anche alla chitarra risonante di Lifeson. Soprattutto, contiene la miglior canzone della buonanotte di sempre (sì, persino meglio di "Good Night" dei Beatles), "Mystic Rhythms".
3. Time Machine 2011: Live in Cleveland, 2011
Tra i 5 migliori dischi dei Rush ci DEVE essere un disco dal vivo, perchè la dimensione live è essenziale per comprendere i Rush. Nel 2011 il trio ha portato in tour Moving Pictures per celebrarne il trentesimo anniversario, e ha pubblicato la data di Cleveland come disco dal vivo. I tre sono in forma spaziale (soprattutto il Professore Peart), e la scaletta riserva sorprese ed emozioni: oltre all'intero Moving Pictures (con la meravigliosa "Vital Signs", recuperata dopo anni), ci sono "Presto", title track dall'album del 1989, dal quale raramente suonano brani, una sfavillante "La Villa Strangiato" con una polka introduttiva e la mattonata in faccia finale di "Working Man", con intro reggae e outro snippet di "Cygnus X-1".
Certo, la voce di Geddy non è più quella di un ragazzino, e il mix quasi criminale che porta il pubblico a un volume insostenibile sono dei lati negativi, ma non ne intaccano la magnificenza.
Certo, la voce di Geddy non è più quella di un ragazzino, e il mix quasi criminale che porta il pubblico a un volume insostenibile sono dei lati negativi, ma non ne intaccano la magnificenza.
2. Clockwork Angels, 2012
Prima che l'album fosse pubblicato, Neil Peart ha detto che voleva che fosse la sua più grande conquista (il termine inglese è "achievement"), sia dal punto di vista della batteria che dei testi.
Non so se sia la sua più grande conquista come batterista, ma di certo sono i suoi testi migliori di sempre. Peart non è mai stato così ispirato e profondo, non ha mai saputo buttare fuori tutta la sua anima nei suoi testi come in questa storia di fantascienza steampunk che racconta tutti noi, nella quale tutti noi possiamo riconoscerci, ispirata dal Candido di Voltaire
Dal punto di vista strumentale, poi, hanno tutti saputo includere nel proprio personalissimo stile il meglio che i più grandi interpreti dei rispettivi strumenti hanno saputo offrire: Lifeson ha chiaramente ascoltato gli U2 e i Porcupine Tree (infatti l'assolo in "Anesthetize" su Fear of a Blank Planet è suo), Lee ci ha dato dentro con i Primus e Peart deve aver almeno ascolticchiato i Dream Theater dei tempi d'oro (che a loro volta avevano ascoltato lui).
Clockwork Angels è davvero il capolavoro della maturità dei Rush, e solo un altro dei loro dischi in tutta la loro carriera è migliore.
1. Moving Pictures, 1980
Il disco dei Rush. In nessun altro album hanno raggiunto vette compositive così alte, pur in pezzi relativamente semplici, strutturati in maniera non diversa da una canzone pop (a parte "The Camera Eye") ma così originali e freschi. E' anche uno dei pochissimi dischi dei Rush con pezzi universalmente noti (forse uno solo, "Tom Sawyer", citato addirittura in South Park), nonostante il devastante successo commerciale all'epoca. C'è l'influenza dei Police e degli albori della new wave, cosa che fece storcere il naso ai puristi prog, ma che dona ai Rush il merito sempiterno di essere stati una band in costante evoluzione e in costante cambiamento (ricordate "the river of constant change"?), in costante progresso.
[Grazie, David, che me li hai passati tutti (tranne Clockwork Angels, che ti ho passato io)]
[modificato a maggio 2015 in occasione dell'inizio del tour per i 40 anni dei Rush; dedicato con affetto a Luca e i ragazzi di Rush Italian Community]