"writing about music is like dancing about architecture"

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A blog by The Hypnotoad

venerdì 31 gennaio 2014

High Fidelity: Rush

A conclusione della rubrica #Limelight sulla mia pagina facebook Bufo Hypnoticus [ex All Along the Watchtower], ecco la mia lista ad alta fedeltà dei migliori dischi dei Rush, quelli che non possono mancare nella collezione di un vero appassionato o quelli da cui potreste partire per conoscere e amare questa band canadese.

[nota: è stato DAVVERO difficile sceglierne solo 5]



5. 2112, 1976
Questo non poteva mancare: è il disco forse più famoso dei Rush, ma soprattutto è il disco che li ha lanciati nell'Olimpo del progressive e della musica mondiale. Oltre alla straordinaria suite eponima che occupa tutto il lato A del vinile, ci sono anche i capolavori "A Passage to Bangkok", "The Twilight Zone" e "Something for Nothing".



4. Power Windows, 1985
Forse il più anomalo dei cinque, in quanto appartiene alla famigerata fase synth degli anni '80, Power Windows è uno dei dischi migliori dei Rush per svariati motivi: dai testi di Peart ("Grand Designs", "Middletown Dreams") alle avvolgenti tastiere (molto meno ingenue che sui dischi passati) di Lee e anche alla chitarra risonante di Lifeson. Soprattutto, contiene la miglior canzone della buonanotte di sempre (sì, persino meglio di "Good Night" dei Beatles), "Mystic Rhythms".



3. Time Machine 2011: Live in Cleveland, 2011
Tra i 5 migliori dischi dei Rush ci DEVE essere un disco dal vivo, perchè la dimensione live è essenziale per comprendere i Rush. Nel 2011 il trio ha portato in tour Moving Pictures per celebrarne il trentesimo anniversario, e ha pubblicato la data di Cleveland come disco dal vivo. I tre sono in forma spaziale (soprattutto il Professore Peart), e la scaletta riserva sorprese ed emozioni: oltre all'intero Moving Pictures (con la meravigliosa "Vital Signs", recuperata dopo anni), ci sono "Presto", title track dall'album del 1989, dal quale raramente suonano brani, una sfavillante "La Villa Strangiato" con una polka introduttiva e la mattonata in faccia finale di "Working Man", con intro reggae e outro snippet di "Cygnus X-1".
Certo, la voce di Geddy non è più quella di un ragazzino, e il mix quasi criminale che porta il pubblico a un volume insostenibile sono dei lati negativi, ma non ne intaccano la magnificenza.



2. Clockwork Angels, 2012
Prima che l'album fosse pubblicato, Neil Peart ha detto che voleva che fosse la sua più grande conquista (il termine inglese è "achievement"), sia dal punto di vista della batteria che dei testi.
Non so se sia la sua più grande conquista come batterista, ma di certo sono i suoi testi migliori di sempre. Peart non è mai stato così ispirato e profondo, non ha mai saputo buttare fuori tutta la sua anima nei suoi testi come in questa storia di fantascienza steampunk che racconta tutti noi, nella quale tutti noi possiamo riconoscerci, ispirata dal Candido di Voltaire 
Dal punto di vista strumentale, poi, hanno tutti saputo includere nel proprio personalissimo stile il meglio che i più grandi interpreti dei rispettivi strumenti hanno saputo offrire: Lifeson ha chiaramente ascoltato gli U2 e i Porcupine Tree (infatti l'assolo in "Anesthetize" su Fear of a Blank Planet è suo), Lee ci ha dato dentro con i Primus e Peart deve aver almeno ascolticchiato i Dream Theater dei tempi d'oro (che a loro volta avevano ascoltato lui).
Clockwork Angels è davvero il capolavoro della maturità dei Rush, e solo un altro dei loro dischi in tutta la loro carriera è migliore.



1. Moving Pictures, 1980
Il disco dei Rush. In nessun altro album hanno raggiunto vette compositive così alte, pur in pezzi relativamente semplici, strutturati in maniera non diversa da una canzone pop (a parte "The Camera Eye") ma così originali e freschi. E' anche uno dei pochissimi dischi dei Rush con pezzi universalmente noti (forse uno solo, "Tom Sawyer", citato addirittura in South Park), nonostante il devastante successo commerciale all'epoca. C'è l'influenza dei Police e degli albori della new wave, cosa che fece storcere il naso ai puristi prog, ma che dona ai Rush il merito sempiterno di essere stati una band in costante evoluzione e in costante cambiamento (ricordate "the river of constant change"?), in costante progresso.




[Grazie, David, che me li hai passati tutti (tranne Clockwork Angels, che ti ho passato io)]
[modificato a maggio 2015 in occasione dell'inizio del tour per i 40 anni dei Rush; dedicato con affetto a Luca e i ragazzi di Rush Italian Community]

mercoledì 22 gennaio 2014

Picture in a Frame: Glauco Venier [part 1]

Oggi, nell'inserto Scuola del Messaggero Veneto di Udine, è stata pubblicata la mia intervista al pianista jazz Glauco Venier. Se volete leggere l'intervista, comprate il giornale; tra qualche giorno, comunque, pubblicherò qui su Kill Ugly Radio la trascrizione integrale dell'intervista, a puntate, per chi avesse voglia di approfondire.

Glauco è una persona straordinaria, innamorato di ciò che fa, innamorato della musica, e si vede.
Poterlo intervistare mi ha reso felicissimo (anche dato l'amore che condividiamo per Zappa), e mi ha fatto rendere conto di quale insospettabile grandezza ci possa essere nei luoghi più inaspettati (tipo: chi l'avrebbe mai detto che da Gradisca di Sedegliano in provincia di Udine sarebbe saltato fuori un pianista jazz di fama mondiale?), e voglio ringraziarlo per l'opportunità.

Questa immagine, scattata durante un'esibizione della Marching Band del conservatorio di Udine, ideata proprio da Glauco, rende secondo me alla perfezione la sua personalità: un uomo (perdonate la ripetizione) innamorato della musica, che adora poter trasmettere questo amore alle nuove generazioni.



[Il titolo del post è quello di un brano di Tom Waits, presente anche in uno degli ultimi lavori di Glauco, del quale abbiamo parlato nell'intervista, Waits.]

martedì 14 gennaio 2014

High Fidelity: 2013

5. Boards of Canada- Tomorrow's Harvest

Al quinto posto c'è forse il disco più anomalo dei cinque che ho scelto per rappresentare il mio 2013 musicale. E' un disco ambient, quindi un genere che avevo esplorato ben poco, di una band (un duo, a dir la verità) che non avevo mai sentito nominare. E' anche un disco assolutamente fantastico, che ti trasporta in un mondo a parte, crea un'atmosfera spettrale e al tempo stesso trasmette un calore che poca musica riesce a trasmettere. In più, ha avuto il merito di farmi venire voglia di approfondire la conoscenza della musica ambient e della musica di artisti collegati all'ambient che però con esso non hanno molto a che fare, come i Radiohead (che chiaramente conoscevo, ma avevo esplorato poco la seconda fase della loro carriera, da Ok Computer in poi).

http://www.youtube.com/watch?v=2jTg-q6Drt0

4. Black Sabbath- 13

Onestamente, non penso sia uno dei dischi "migliori" del 2013. Ha qualche pecca e non è particolarmente innovativo. Però è uno dei dischi più "fighi" del 2013, perchè rappresenta il ritorno in grande stile di una grande band del passato, con un'aggressività che molti gruppi attuali possono sognarsi.
Il riff a 6:19 di God Is Dead? è già entrato di diritto nella storia dei Sabbath.


3. Sound City Players- Sound City: Real to Reel

Dave Grohl (ex batterista dei Nirvana e dei Queens of the Stone Age, batterista dei Them Crooked Vultures e cantante e chitarrista dei Foo Fighters, per chi avesse vissuto su Marte gli ultimi 25 anni e non lo sapesse) ha girato questo film nostalgico su uno studio storico di Los Angeles, i Sound City Studios, dove sono stati registrati innumerevoli album che hanno fatto la storia del rock. Per accompagnarlo degnamente, alcuni dei musicisti intervistati nel film hanno realizzato con Grohl la colonna sonora, composta di pezzi che spaccano davvero. I pezzi dell'album sono rock and roll puro e semplice, di quello che ti fa ballare e agitare il culo. Uno dei dischi che mi sono divertito di più ad ascoltare quest'anno. Tra gli ospiti, Stevie Nicks, Corey Taylor, Paul McCartney e Trent Reznor.


2. Ghost- Infestissumam

IL PADRE
IL FILIO
ET LO SPIRITUS MALUM
OMNIS CAELESTIS
DELENDA EST
ANTICHRISTUS
IL FILIO DE SATHANAS
INFESTISSUMAM

Non penso che serva dire altro. Come gli ABBA, ma con (molto) più Satana. Quindi, meravigliosi e imprescindibili.


1. Steven Wilson-The Raven that Refused to Sing (and other stories)

Semplicemente un capolavoro del progressive moderno, composto ed eseguito con una raffinatezza unica, che unisce jazz, metal, post punk, folk e orchestrazioni delle più spettrali. IL disco del (mio) 2013.