"writing about music is like dancing about architecture"

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A blog by The Hypnotoad

sabato 27 giugno 2015

Telegiornale

Cari Isis, siete la feccia del pianeta.
Uccidete, saccheggiate e torturate nel nome di un dio falso e crudele.
Dalle ceneri di questa Europa dimentica della storia, dalle rovine di questo Occidente marcescente, dal cadavere di questa umanità stanca e disperata, 
nascerà un’Europa nuova, nascerà un Occidente nuovo, nascerà un’umanità nuova.
Un’umanità secolare e umanista.
Siamo qui e lottiamo per ridere mentre pisciamo sul vostro cadavere nero.


Vaffanculo.


giovedì 18 giugno 2015

High Fidelity: Pearl Jam


Finita la retrospettiva #Faithfull, su Bufo Hypnoticus, eccoci con una pratica guida ai Pearl Jam.
Devo specificare una cosa, però: questa classifica ad alta fedeltà qui è la più difficile che io abbia fatto finora. Volendo, ho anche dato un po’ retta alle emozioni, quindi forse è la mia classifica più soggettiva. Ma soprattutto, è stato davvero difficile scegliere i 5 lavori più rappresentativi della band di Seattle. Alla fine, sono comunque soddisfatto del risultato (altrimenti non lo stareste leggendo).
Pronti, partenza, via!

5. Pearl Jam, 2006
Come prima scelta, un disco che contiene alcuni dei pezzi migliori dei Pearl Jam, il disco del ritorno alla forma di Mike McCready e del ritorno ai pezzi spaccaossa. “Life Wasted”, “World Wide Suicide”, “Come Back” e “Inside Job” (quest’ultima tutta di Mike) sono memorabili, e dal vivo sono anche meglio.



4. Riot Act, 2002
Questo è un disco che ho scoperto in tempi recenti, dopo aver ascoltato per caso “Save You”: il disco tiene perfettamente fede al titolo, anche se non necessariamente per quanto riguarda le sonorità: è, sì, un atto di ribellione, ma tenero.
Sono pezzi come “I Am Mine” di Vedder, “Bu$hleaguer” e la conclusiva “All or None” di Gossard e Vedder, che rendono i Pearl Jam grandi come sono.



3. Ten, 1991
Inevitabile la presenza in classifica del devastante debutto della band di Seattle: Ten è uno dei tre dischi fondamentali del grunge (gli altri due sono Nevermind dei Nirvana e Superunknown dei Soundgarden), e ancora adesso resta il disco più amato dai fan della band di Seattle. Immancabile per comprenderli ed amarli.



2. Yield, 1998
“Come? Dopo tutto quel pippone, Ten non è al primo posto?”
No. Perché Yield è un disco più interessante: ci sono mood diversi, è cambiato il batterista, ma soprattutto i vari componenti della band hanno più spazio per esprimersi. La band è maturata molto nei 7 anni che separano il debutto da questa splendida gemma che sembra quasi un tranquillo disco folk rock, ma non temete, i ragazzi non hanno certo perso il mordente.



1. Vitalogy, 1994
Eccolo qua.
Le mattonate in faccia (“Spin the Black Circle”, “Whipping”), la carezza prima di andare a dormire (“Nothingman”), la canzone da cantare tutti insieme allo stadio (“Better Man”), il delirante siparietto (“Bugs”) e il viaggio allucinogeno (“Hey, Foxymophandlemama, That’s Me”, con Jackie I. già alla batteria): c’è tutto questo e molto altro, nel terzo album dei Pearl Jam.
Godetevelo.