"writing about music is like dancing about architecture"

"writing about music is like dancing about architecture"
A blog by The Hypnotoad

mercoledì 14 gennaio 2015

PUNK #4: So Long Saigon

Dopo i fatti di questi giorni, ho stabilito una new year's resolution un po' tardiva: essere un po' più Charlie. E quindi, un po' più PUNK.

Oggi (14 gennaio) il cantante dei Filmdafuga (band che adoro, dopo un iniziale periodo di astio, che ha fatto un disco strafigo che si intitola "Canzoni per la Colazione" che tutti voi dovreste ascoltare) Alessandro Toso mi ha mandato un messaggio su facebook in cui mi chiede un parere sul primo (e non "nuovo", come c'è scritto su UdineToday; "nuovo" presuppone che ci siano stati dei singoli "vecchi") singolo del suo nuovo progetto So Long Saigon, "Marco".
Quello che Alessandro non sa è che io, il pezzo, l'ho già ascoltato ieri. Da quando non mi ricordo chi tra i membri della band mi ha invitato a cliccare "mi piace" alla loro pagina facebook, io aspettavo che uscisse della musica della band: non metto mi piace a una cosa che non so se mi piace. Le foto e la grafica sono molto belle, ma stiamo sempre parlando di una band, e una band deve suonare, non posare o disegnare. Quindi aspetto, e ieri (13 gennaio) ascolto il pezzo.
Toso dice, sempre sull'articolo di UdineToday, che le canzoni sono state scritte "ascoltando i grandi della musica d'autore come Paoli, Tenco, Jannacci" per poi "arrangiarle ascoltando Caribou".
Penso che "Marco" corrisponda perfettamente a questa descrizione, quindi obiettivo centrato. 
Non conosco nulla di Tenco (a parte "Ciao Amore Ciao"), ma adoro Paoli e Jannacci (e si nota, nel lavoro Filmdafuga, quanto abbiano influenzato il Toso, e ciò è cosa buona e giusta), mentre Caribou, come tutto il resto della robaccia pretenziosa a base di disagio e tastierine Chicco tipo FKA Twigs, mi fa schifo. E anche le cose più malinconiche di Jannacci e Paoli faccio fatica ad ascoltarle (anche se, lo ammetto, dipende dal mio stato d'animo).
Quindi "Marco" non fa per me.

D'altra parte, la maggior parte della gente che ascolto io è morta o molto vecchia.



mercoledì 7 gennaio 2015

With that crazy Casbah sound

Oggi mi sono fermato.
Avevo un sacco di cose in mente per articoli, cose da fare per volontariato, eccetera.
Invece mi sono fermato, come a un orologio si fermano per un attimo gli ingranaggi. 
Sulle prime avevo pensato di scrivere questa cosa su Lilacs Out, l'altro mio blog, sul quale pubblico raccontini e altre amenità più o meno profonde. Poi però ho pensato che, dato l'argomento, Kill Ugly Radio sarebbe stato più adatto. 
E quindi eccoci qua.

Oggi delle persone sono entrate nella redazione di Charlie Hebdo e hanno ucciso 12 persone.
Tra queste dodici persone c'erano quattro vignettisti: gente che per vivere disegna (scusate, disegnava) fumetti e prende per il culo tutto il creato.
Come ho scritto qui, in precedenza, prima della rockstar e del successivo critico musicale, il mestiere dei miei sogni era il fumettista: solo che anche per disegnare occorre molta più costanza di quella che riesco ad avere (no shit, Sherlock).
I fumetti, però, sono rimasti il secondo grande amore della mia vita (dopo la musica, ovvio): e pensare che qualcuno sia stato ucciso per via dei fumetti che disegnava mi lacera.
Sono sull'orlo di scoppiare a piangere da quando ho letto che Charb, Wolinski, Cabu e Tignous sono morti, uccisi con odio insensato.
Domenica su The Bottom Up, il blog di attualità con cui collaboro, uscirà un mio articolo.

La libertà di dire cazzate è il più grande e inalienabile dei diritti di questa umanità sporca e decadente: abbiamo il dovere di rinfocolarne le braci sempre.

Vaffanculo.