"writing about music is like dancing about architecture"

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A blog by The Hypnotoad

giovedì 25 aprile 2013

Apologia dei Pooh


Per inaugurare il blog, vorrei scrivere qualcosa di diverso.
La scelta cade sui Pooh.

Probabilmente io dai Pooh sono stato influenzato fin da piccolo, siccome mia madre possiede tutti i loro dischi, e sono stati una presenza costante nei lunghi viaggi in macchina tra Torino e qualunque fosse la destinazione. Come ci si aspetta da un normale ragazzino, li ho odiati tantissimo. Perché? Non lo so. In realtà i Pooh sono uno di quei gruppi che ti piacciono o li odi, senza vie di mezzo. Ebbene, quando il mio gusto musicale si è ampliato, ho provato ad ascoltare i Pooh per davvero.
Sono giunto alla conclusione che, in realtà, i Pooh sono fighi.
Ma perché sono fighi?
Innanzitutto, per le armonie vocali. Voglio dire, quanti altri gruppi con quattro cantanti (spesso contemporaneamente) conoscete? Ecco. Poi, i testi dei Pooh sono molto più profondi di quanto si pensi. Provate a sentire, ad esempio, il primo verso della tanto vituperata “Uomini Soli”:
Li incontri dove la gente viaggia e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia e la ventiquattro ore,
perduti nel Corriere della Sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
Ovvio, gli scettici a priori penseranno che sono versi scontati e sciocchi. Ma evidentemente non hanno mai preso un treno Venezia-Milano (o Milano-Torino), per dirne una. O non hanno mai camminato in centro a Milano al tramonto. Se l’avessero fatto, probabilmente, capirebbero quanto ci si può ritrovare, in questo testo. Quindi: armonie vocali, testi, e poi? Ma la parte strumentale, ovvio! I Pooh hanno una varietà compositiva da far invidia al 90% dei gruppi italiani. È vero, il 50% del repertorio dei Pooh è composto dalle “canzoni dei Pooh”, ovvero le ballate melense sull'amore,  sia esso avuto, perso, eterosessuale, omosessuale, di gioventù o chissà che altro; ma il restante 50% è una roba impressionante: prendiamo ad esempio “Parsifal”, “Asia Non Asia”, “Chi Fermerà la Musica”, “Giorni Infiniti”, la stessa “Uomini Soli”, “Ragazzo del Cielo (Lindbergh)” e soprattutto “Dove Comincia il Sole” e “L’Aquila e il Falco” (dall'ultimo disco di inediti, “Dove Comincia il Sole”, del 2010, il primo senza Stefano D’Orazio). Ascoltatene tre a caso, poi ditemi ancora che i Pooh sono schifo. Certo, c’è la regola (più o meno) stabilita da Luca Sofri nel suo “Playlist” secondo cui “due buone canzoni, nella vita, le scrivono tutti, come dicevamo da ragazzi, prima che arrivasse Nek”: ma nel caso dei Pooh, fidatevi, le buone canzoni sono molte di più.

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