Per
inaugurare il blog, vorrei scrivere qualcosa di diverso.
La scelta
cade sui Pooh.
Probabilmente
io dai Pooh sono stato influenzato fin da piccolo, siccome mia madre possiede
tutti i loro dischi, e sono stati una presenza costante nei lunghi viaggi in
macchina tra Torino e qualunque fosse la destinazione. Come ci si aspetta da un
normale ragazzino, li ho odiati tantissimo. Perché? Non lo so. In realtà i Pooh
sono uno di quei gruppi che ti piacciono o li odi, senza vie di mezzo. Ebbene,
quando il mio gusto musicale si è ampliato, ho provato ad ascoltare i Pooh per
davvero.
Sono
giunto alla conclusione che, in realtà, i Pooh sono fighi.
Ma perché
sono fighi?
Innanzitutto,
per le armonie vocali. Voglio dire, quanti altri gruppi con quattro cantanti
(spesso contemporaneamente) conoscete? Ecco. Poi, i testi dei Pooh sono molto
più profondi di quanto si pensi. Provate a sentire, ad esempio, il primo verso
della tanto vituperata “Uomini Soli”:
“Li
incontri dove la gente viaggia e va a telefonare,
col
dopobarba che sa di pioggia e la ventiquattro ore,
perduti
nel Corriere della Sera,
nel
va e vieni di una cameriera,
ma
perché ogni giorno viene sera?”
Ovvio,
gli scettici a priori penseranno che sono versi scontati e sciocchi. Ma evidentemente
non hanno mai preso un treno Venezia-Milano (o Milano-Torino), per dirne una. O
non hanno mai camminato in centro a Milano al tramonto. Se l’avessero fatto,
probabilmente, capirebbero quanto ci si può ritrovare, in questo testo. Quindi: armonie vocali, testi, e poi? Ma la
parte strumentale, ovvio! I Pooh hanno una varietà compositiva da far invidia
al 90% dei gruppi italiani. È vero, il 50% del repertorio dei Pooh è composto
dalle “canzoni dei Pooh”, ovvero le ballate melense sull'amore, sia esso avuto,
perso, eterosessuale, omosessuale, di gioventù o chissà che altro; ma il
restante 50% è una roba impressionante: prendiamo ad esempio “Parsifal”, “Asia
Non Asia”, “Chi Fermerà la Musica”, “Giorni Infiniti”, la stessa “Uomini Soli”,
“Ragazzo del Cielo (Lindbergh)” e soprattutto “Dove Comincia il Sole” e “L’Aquila
e il Falco” (dall'ultimo disco di inediti, “Dove Comincia il Sole”, del 2010,
il primo senza Stefano D’Orazio). Ascoltatene tre a caso, poi ditemi ancora che
i Pooh sono schifo. Certo, c’è la regola (più o meno) stabilita da Luca Sofri
nel suo “Playlist” secondo cui “due buone canzoni, nella vita, le scrivono
tutti, come dicevamo da ragazzi, prima che arrivasse Nek”: ma nel caso dei
Pooh, fidatevi, le buone canzoni sono molte di più.
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